lunedì 20 ottobre 2014

Mal di Leopolda

Siamo alla quinta edizione, e ancora non l'hanno capita - naturalmente, ci riferiamo a quelli che alla Leopolda non ci sono mai stati, ma che si sono invece distinti nel corso degli anni per il loro malcelato disprezzo verso questo evento, unito ad una forma di autentico sospetto verso chi, a differenza loro, non teme di aprire le porte ai cittadini, e ad un risibile sforzo, ogni anno più debole e meno giustificabile, per organizzare improbabili contro-eventi sotto l'egida salvifica della bandiera di partito. 
Quest'anno, si son portati avanti con il lavoro, ed hanno cominciato l'opera di delegittimazione prendendola larga, anzi larghissima, chè i signori della non vittoria sono bravissimi in questo - anzi, a guardar bene è l'unica cosa che gli riesce davvero. Costruiscono dal nulla un vago argomentare, lo abbelliscono di un ricamo populista, lo avvolgono su un giro di parole che sale su, fino a culminare nella difesa del partito sottintendendo che il Segretario invece gli rema contro, ed il gioco è fatto. A parole, non li batte nessuno, negli argomenti invece sono un po' meno ferrati, specie quando difettano di una accettabile base logica, chè quella politica, via, non si può pretendere.
E quindi ecco il mitologico Fassina partire all'attacco e sostenere, senza neanche provare un vago senso del ridicolo, che Renzi dovrebbe devolvere ai circoli del Pd i due milioni di euro versati dai finanziatori della Leopolda, invece di usarli per realizzare questo evento che non è del Pd, non è fatto a nome del Pd e dunque, si intuisce dal suo acido insinuare, ha certo finalità poco nobili, mentre si lasciano morire di inedia e di miseria tanti poveri circoli abbandonati a se stessi. Perbacco, dirà qualcuno, ma questo è lo stesso Fassina che non ha battuto ciglio di fronte alla gestione Bersani che ha provocato un deficit di bilancio pauroso nelle casse del partito?! E non dovrebbe sapere che i circoli sono in crisi da anni per colpa di questa malagestione delle finanze del partito ereditata dagli ex diessini che, invece di elargire al neonato Pd il loro ricco tesoro, lo hanno blindato e messo al sicuro nelle Fondazioni, continuando peraltro a spendere come se non ci fosse un domani?! 
Sì, è lo stesso Fassina, solo che lui non sa, non ricorda, non si ripiglia, soprattutto, dal filotto di sconfitte e fallimenti messo insieme dalla Ditta di cui è stato orgoglioso sostenitore, e ricorre a mezzucci verbali di bassissimo livello per delegittimare un evento che gli è estraneo e che gli procura annuali mal di pancia col successo che riscuote, a dispetto di tutti i suoi sforzi per farlo passare come la riunione di una oscura setta dedita a riti cospiratori atti a distruggere per sempre il suo piccolo mondo di travet della politica, irrimediabilmente destinato alla navigazione interna di piccolissimo cabotaggio.   
E a rafforzare questa visione ombelicale ed autoreferenziale, gli è venuto in soccorso Cuperlo, un altro che di passati perduti se ne intende assai, ponendo un interrogativo che è l'epitome della sinistra perdente e dimentica del proprio stesso ruolo: "Che cos'è oggi la Leopolda?! A chi è di aiuto?!". In queste due domande si riassume perfettamente quella totale perdita di contatto con l'elettorato che ha generato la non vittoria del tacchino sul tetto, ovvero una concezione di partito come conventio ad excludendum, riservata ai soli iscritti, ai circoli, alle sedi chiuse, ai rituali congressuali celebrati fra simili, alle correnti gestite come trincee inespugnabili di rendite di potere, e mai aperta a quella vocazione maggioritaria che pure fu la spinta fondante ed innovativa del Pd, rispetto alla vecchia narrazione della sinistra novecentesca.
Perchè Cuperlo, come Fassina, non ci fa ma ci è: ad entrambi sfugge il senso vero della Leopolda, ovvero quello di offrire uno spazio di incontro e di confronto ai cittadini senza chiedere loro una tessera per partecipare, una mappa del DNA per legittimarsi, una adesione firmata col sangue al pensiero unico per poter parlare. È un luogo dove, quattro anni fa, si riaprì la porta agli elettori, cacciati fuori dai partiti e dalla discussione politica, e si disse loro che era il momento di sanare quella frattura, di ricominciare a parlare ed a parlarsi, di individuare obbiettivi comuni da perseguire non in nome di una bandiera ma del bene e dei bisogni di un paese. 
La Leopolda è stata la controproposta - l'unica - alla marea montante dell'antipolitica becera e sguaiata cavalcata da Grillo, ed è stata una alternativa vincente tanto nella formula quanto nel progetto politico che lì ha preso forma, ripartendo da quel dialogo diretto con i cittadini che è il tratto che contraddistingue più di ogni altro Renzi, e quindi il suo governo. I più chic la chiamano disintermediazione, ma si potrebbe definirlo metodo Leopolda, ovvero quello che ha reintrodotto la funzione di cinghia di trasmissione fra cittadini ed istituzioni che la politica italiana aveva completamente rimosso, sino a trasformarsi in un mondo a parte, parallelo e mai tangente quello della gente comune. 
E dunque la risposta alla domanda insipiente di Cuperlo sta esattamente in ciò che lui non può vedere perchè non è programmato a farlo: sì, la Leopolda non solo ha un senso, oggi come ieri, ma "aiuta" - per usare il verbo a lui caro - a raggiungere ed incontrare i propri elettori, che sono un mondo più vasto e variegato degli iscritti, che provengono anche da altre storie ed altre formazioni ma che oggi hanno non solo la curiosità e la volontà di scoprire cosa ha da dire il Segretario del Pd, ma anche di partecipare alle discussioni, ai tavoli tematici, al confronto, portando il proprio significativo contributo, grande o piccolo che sia.
Per questo la Leopolda non è mai stata un evento del Pd ed è giusto che non lo sia neanche oggi che Renzi è il Segretario del partito ed il Premier di questo paese, perchè la capacità di mettere insieme forze e risorse umane diverse e di riunirle intorno ad un progetto, in maniera del tutto trasversale, esce dai confini del partito ed appartiene di diritto a quelli molto più ampi dell'azione politica che, se coerentemente condotta, si traduce in consenso e voti per chi la rappresenta. E certo, i Fassina ed i Cuperlo, cresciuti all'ombra dei capi e figli naturali della cooptazione, mai adusi a conquistarsi qualcosa, men che meno a considerare l'elettorato come un interlocutore molto più articolato e composito   del loro piccolo circolo esclusivo ed asfittico, non possono capire la Leopolda, al limite possono solo riconoscere in questo appuntamento ormai consolidato ciò che ha cambiato - per loro certamente in peggio - il corso della storia del Pd ma soprattutto della sinistra italiana, tirandola finalmente fuori da quelle secche obsolete e stantie che la stavano lentamente strangolando. 
Però, se anche non si riesce a comprendere qualcosa, non è necessario rendersi ridicoli a causa della propria insipienza, ma questo, a quanto pare, l'esilarante duo Fassina-Cuperlo ancora non lo ha capito. Continueranno dunque a farci ridere parecchio con le loro esternazioni, intanto che il mondo va in tutt'altra direzione e, perbacco, riesce a farlo persino senza il loro permesso.


ChiBo 

1 commento:

  1. tu trovi esilarante il duo Fassina/Cuperlo, e (magari) hai le tue buone ragioni, chi lo nega..?

    io, però, molto più prosaicamente (e mi scuserai), trovo assai più esilarante il fatto che il Governo abbia inviato al Quirinale una legge di Stabilità in versione (eufemisticamente parlando) provvisoria, priva della bollinatura della Ragioneria, irritando (e non poco) il pur mite (e sempre ben disposto) Napolitano.

    ah, tra l'altro... pare ci siano alcune "chicche" niente male, tipo le pensioni pagate il 10 del mese anzichè l'1, tipo l'aumento retroattivo delle aliquote Irap e quelle sui fondi pensione, tipo la tassazione a regime normale del TFR (un salasso per quei poveri diavoli che decideranno di farselo pagare mensilmente) in busta paga, e così via...

    ma tutto questo Carmelitasmack non lo sa.

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