lunedì 27 ottobre 2014

Due sinistre e un sindacato

Tutto ruota intorno ad una domanda: le 19.000 persone di ogni età e condizione sociale che per tre giorni hanno affollato la Leopolda - dove, giova ricordarlo, sono arrivate a spese loro - partecipando animatamente e costruttivamente ai cento tavoli di confronto, possono essere considerate parte di quel "paese reale" che, invece, è stato individuato a prescindere nella piazza di San Giovanni? Sono cittadini come gli altri, oppure la loro scelta di riconoscersi nella politica come laboratorio di idee e progetti, invece che come prova muscolare affidata al rilievo numerico, li colloca in una categoria parallela, per non dire aliena, per non sottintendere estranea, alla vita sociale e civile di questo paese?
La domanda non è oziosa, men che meno pretestuosa, non solo perchè la si è colta ovunque, alla Leopolda, via via che arrivavano da Roma le dichiarazioni dal palco e dalla piazza della manifestazione, ma soprattutto perchè riflette bene la reale linea di confine che da tempo si è trasformata in vera e propria trincea interna al Pd, da quando Renzi lo ha conquistato vincendo le primarie e diventandone il Segretario, scelto dagli elettori ma inviso alla vecchia, non solo anagraficamente, classe dirigente. Che lo avversa, lo percepisce estraneo e lo respinge come un virus aggressivo che mette a dura prova gli anticorpi indeboliti da anni di frequentazione di spazi sempre più ristretti ed autoreferenziali. E che trasferisce questa avversione su coloro che lo appoggiano, non riconoscendoli come un corpo elettorale ma come un corpo estraneo, non collocabile entro un bacino identitario, non riconducibile ad una tradizione precisa, ad una formazione univoca, ad una matrice comune radicata nel passato, e dunque una entità da temere e da respingere - come nelle sciagurate primarie Bersani-Renzi - non certo da accogliere per compiere finalmente quella vocazione maggioritaria che ancora viene considerata una perdita irreparabile di identità, invece che una ragionevole e costruttiva operazione di allargamento dei propri confini politici ed anche, o prima ancora, sociali e culturali.
Da questo punto di vista, la scissione si è già verificata da tempo, e la giornata di sabato l'ha solo rappresentata plasticamente. La ex maggioranza, divenuta minoranza per volere del proprio stesso elettorato, quello che ha scelto Renzi come Segretario, incapace di metabolizzare le ragioni della propria sconfitta, e men che meno di riconoscerle, sceglie di giocare su due tavoli, dentro e fuori il Pd, per pavidità ed ipocrisia, riducendosi ad accodarsi ad una manifestazione sindacale invece di assumersi in prima persona le proprie responsabilità e compiere un gesto coerente, fondando un nuovo soggetto a sinistra che, però, con grande probabilità li condannerebbe all'inesistenza per esiguità di consensi. Chè le piazze piene, diceva saggiamente qualcuno, portano urne vuote e, aggiungiamo, oggi la mobilità elettorale è diventata una realtà con cui fare i conti anche in Italia, come hanno dimostrato le ultime elezioni politiche ed europee.
La nuova maggioranza invece ha scelto di giocare su un tavolo solo, molto più ampio, quello dell'inclusività sulla base di una confluenza trasversale di intenti intorno ad un progetto, ad una proposta di approccio e soluzione dei problemi endemici del nostro paese; un tavolo riformista che, a differenza delle eterne discussioni sul nulla mai approdate ad alcunchè, pone degli obbiettivi, si da dei tempi stretti e poi decide ed agisce di conseguenza. Il cosiddetto partito della Leopolda, nato da questi presupposti, aperto a tutti quelli che vogliano partecipare, senza barriere ideologiche, senza spocchie e snobismi di casta, senza giuramenti per la vita, grazie al pragmatismo estremo e lucido di un leader che sa benissimo che il consenso, quello che poi si traduce in voti, oggi non è più dato da una fede immobile e dogmatica praticata a prescindere, ma è invece una fiducia a tempo che si concede e poi si ridiscute sulla base dei risultati ottenuti.
Dunque, fra il palco - non la piazza, il palco, e chi ci sta sopra - di San Giovanni, e la Leopolda, corre la stessa abissale e non riassorbibile distanza che separa due secoli, quello scorso e l'attuale, e due concezioni della politica, quella conclusa per sempre degli "ismi" novecenteschi e quella mobile e liquida di oggi. Le due sinistre del Pd quindi sono reali, ed il sindacato della Camusso funge da foglia di fico di una delle due, quella oggi minoritaria ma per decenni imperante e paralizzante con cui è andato a braccetto, fino ad arrivare a confondersi, a travasarsi, a condividere leaders e prese di posizione sempre in chiave immobilista e corporativa.
È gioco facile sottolineare come la sinistra che non votò lo Statuto dei lavoratori oggi lo difende, accodandosi al sindacato che ne ha fatto un feticcio senza però applicarlo in casa propria, visto che l'articolo 18 per loro non vale, con il risultato che le grandi controproposte fatte al governo dell'usurpatore Renzi si riassumono in una patrimoniale e nella conservazione di uno status quo invece che nell'estensione di diritti da pochi a tutti. È  gioco facile anche rilevare che la reiterazione dei propri errori è la vera malattia di una sinistra incapace di imparare almeno dal proprio passato, che sconsiglierebbe di scendere in piazza contro un governo ed un Premier espressi dal proprio partito, ma che suggerirebbe anche di liberarsi da questa sovrapposizione totale con il sindacato che, per chi fa dell'identità una ragione stessa di esistenza, non è affatto prova di coerenza ma, semmai, di eccessiva debolezza e di estrema labilità dei propri tratti distintivi.
È gioco ancor più facile osservare che certe livorose esternazioni verso un elettorato percepito come estraneo fino a definirlo addirittura "imbarazzante" sono solo pesanti boomerang destinati a ricadere addosso a chi li ha lanciati con tanta spocchiosa prosopopea, specie se dall'altra parte c'è chi apre le porte a tutti sulla base di un principio di appartenenza a questo paese che è molto più ampio ed inclusivo del limitato e passatista vincolo di bandiera, ristretto nei confini rigidi dell'ortodossia di partito. Perché questi giurassici sopravvissuti a se stessi ed ai propri macroscopici errori stanno scontando già la giusta pena del contrappasso, ovvero scomparire nella minorità da loro accuratamente coltivata e difesa, mentre la vocazione maggioritaria finalmente si afferma come principio di autentica democrazia partecipata: Italia bene comune, slogan della clamorosa sconfitta della Ditta bersaniana, si realizza invece grazie a Renzi ed alla esperienza della Leopolda, che non è un partito ma un luogo dove si è detto che tutti sono benvenuti se davvero desiderano contribuire al bene comune che tutti condividiamo, nel bene e nel male, ovvero le sorti del nostro paese.
Dunque, la scissione è già in atto, ci sono due sinistre ed un sindacato a fare da stampella ad una delle due, e l'unica vera differenza è fra chi è capace di leggere la contemporaneità  e di tradurla in progetto politico che costruisca il futuro, e chi invece resta aggrappato ad un mondo che non c'è più evocandolo in raduni di piazza che paiono sedute spiritiche atte a resuscitare il passato che, però, ha la stessa inconsistenza dei fantasmi. Puoi ancora vederli, ma non hanno più nè peso nè voce. E neanche votano.

ChiBo

17 commenti:

  1. bah...

    dal poco che ho visto (in tv), mi pare che a Roma di "fantasmi" (come li chiami tu) ce ne fossero tanti, giovani e meno giovani, mentre vorrei capire (davvero) cosa ci azzecchino, con la "cosiddetta" sinistra, alcune affermazioni che sono state fatte alla Leopolda, ad esempio quelle di Davide Serra sul diritto di sciopero da limitare, sull'esempio da prendere dalla Cina, e altre amenità similari.

    il nuovo fronte della sinistra, dunque, comprenderebbe (anche) personaggi multimilionari, tipo lo stesso Serra o Marchionne che, da un lato pontificano sull'Italia ed i suoi problemi, e dall'altro se ne stanno all'estero a maneggiare denaro nei paradisi fiscali..? e questo sarebbe "volere il bene dell'Italia"..?

    cosa diavolo possono avere in comune lorsignori con un operaio di Terni che sta per essere licenziato, un precario che lavora con contratti giornalieri, un pensionato che vive con 500 euro di pensione minima..?

    ai posteri l'ardua sentenza.

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  2. Caro amico, occhio alla confusione, una opinione individuale come quella di Serra non è espressione di tutti, e per inciso lui ha detto solo che tre giorni di sciopero generale sarebbero un danno, ma sai i titoloni scandalistici si fanno così......
    Quanto al resto, se la scelta è fra articolo 18 e cassa integrazione, che sono per pochi, e Jobs Act che sostiene per due anni chi ha perso il lavoro con assegni mensile e formazione per il reinserimento, ed estende i diritti a tutti, a cominciare dalla maternità oggi un lusso solo per lavoratrici dipendenti, io scelgo il secondo. E i giovani alla Leopolda sono sempre stati tantissimi, perchè vivono il presente, a differenza della Camusso, e sanno che mercato e regole del lavoro sono completamente cambiate, accettano la sfida e contribuiscono a costruirla. Propongono invece di lamentarsi, tutto qui.

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  3. mettiamola così... non vedo il nesso tra articolo 18 ed estensione dei diritti a chi oggi ne è privo: dove sta scritto che, dare a chi non ha, presuppone privare di qualcosa chi è protetto..?

    e poi, scusami, per principio io non sopporto chi dice una cosa (tipo, gli imprenditori devono essere liberi di licenziare, qualora lo ritengano opportuno) e poi fa (regolarmente) il contrario, vedi i (famosi) tavoli al ministero, come quello per la vertenza Meridiana.

    sono cambiate o non sono cambiate le dinamiche nel mondo del lavoro..? 'sti imprenditori sono (saranno) o non sono liberi di sfoltire gli organici..?

    facile, sbraitare dal palco, davanti ad un pubblico adorante, salvo poi ritornare, ogni volta che si crea una "grana", alle (interminabili) trattative di sempre, con lo Stato garante, lo Stato che media, lo Stato che regala anni di cassa integrazione, pur di tacitare, mantenere consenso, derubricare.

    inoltre, cara (e lo dico senza ironia, visto che ti stimo) amica, non mi hai detto cosa ci starebbero a fare, in un unico partito "nazionale", il milionario con i conti alle Cayman e il pensionato che sbarca il lunario con 500 euro al mese.

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  4. Privare di cosa? Del reintegro forzoso, anche per i ladri della Malpensa o gli assenteisti della Asl? Perchè questo è l'uso distorto dell'articolo 18, la tutela sta nell'articolo 15 che impedisce il licenziamento discriminatorio, e quello non è in discussione. Poi, se i l'unico che vede mediazioni, tutti si lamentano che questo governo non media.....e riguardo al partito che contiene Serra e l'operaio, ho già risposto, sta nel mio pezzo, se lo hai letto. È un partito aperto e trasversale, mi devo ripetere?!

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  5. dire che l'articolo 18 protegge ladri e fancazzisti, citando un paio di casi limite, sarebbe come affermare (ad esempio) che il PD è un partito di ladri e disonesti, visto quel che è successo a Venezia per il Mose o a Milano per l'Expo.

    poi, se a te piace generalizzare, io su quel terreno non ti seguo.

    sulle mediazioni, noto, ti mancano un po' di informazioni... magari, fai qualche ricerca sulla trattativa Alitalia (5 anni di cassa integrazione a stipendio pieno per gli esuberi) andata avanti fino allo sfinimento, e su quella (analoga) in corso per Meridiana, poi ne (ri)parliamo.

    infine, riguardo al partito aperto e trasversale, senza ideologia e senza nostalgia, ti ribadisco che una "cosa" del genere è già esistita, prendeva regolarmente il 35-40% dei voti, e si chiamava Democrazia Cristiana.

    back to the future.

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    1. Non capisco il tuo bisogno di travisare sempre ciò che scrivo, comunque:
      - Brodolini, padre dello Statuto dei lavoratori, disse "non lasciate che l'articolo 18 diventi l'Alibi dei fannulloni" cosa che è accaduta e non per un paio di casi, ma purtroppo molti di più. È l'articolo 15 che tutela dalle discriminazioni, te lo riscrivo.
      - sostieni che questo governo media come gli altri, ti rispondo che sei l'unico a sostenerlo, visto che tutti lo accusano del contrario, e tu tiri fuori Alitalia, trattativa cin Stihad iniziata con Letta, conclusa dal governo Renzi. Per Meridiana, i sindacati lamentano la mancanza di contrattazione col governo, mentono loro?!
      - la Dc NON era riformista, NON era laica, NON era affatto priva di ideologia visto che rappresentava un potente blocco conservatore avvitato alla dottrina sociale della Chiesa. Qualunque paragone con il partito che sta costruendo Renzi è del tutto improponibile, parliamo di mondi, metodi, linguaggi ed idee del tutto diversi, oltre che di secoli e persino millenni diversi.

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    2. nessun travisamento, posizioni e pensieri MOLTO chiari.

      a te (a Renzi, a Serra, etc...) piace un mondo nel quale le Aziende possono licenziare SENZA giusta causa (articolo 18).

      a me, invece, no.

      tutto qui.

      e scusa(te) se è poco.

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    3. A me - e parlo per me - non piace un mercato del lavoro rigido e paralizzato che penalizza tutti, e i risultati di questo sistema purtroppo sono evidenti. Mobilità e flessibilità sono necessarie, e se un imprenditore licenzia perchè non ce la fa, non c'è articolo 18 che tenga.

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    4. ecco, per l'appunto...

      mi pare che le posizioni siano cristalline.

      ti faccio solo notare che il regno del lavoro "rigido e paralizzato" è il pubblico.

      o ti risulta che Mister "il posto fisso non esiste più" intenda liberalizzare i licenziamenti anche nel pubblico impiego..?

      magari, chessò... qualche forestale, un po' di lavoratori socialmente (in)utili sparsi qua e là, robe così.

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    5. Ti faccio notare che i reintegri forzosi dovuti all'art.18 riguardano tanto il pubblico che il privato. Che il posto fisso non esista più è un dato di fatto, e non è il problema, la flexsecurity è la risposta per TUTTI. Quanto al resto, temo ti sia sfuggita la riforma della PA in corso di approvazione, e il ddl con cui, dal primo settembre, migliaia di lavoratori, pubblici e privati, son tornati al loro posto per effetto del dimezzamenti dei permessi sindacali, pacchia meravigliosa goduta a nostre spese, che ha tenuto bloccati posti di lavoro intoccabili ma, ahimè, del tutto improduttivi.

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    6. quando la Calabria NON avrà più il doppio dei forestali del Canada (ed è solo uno dei tanti possibili esempi eclatanti), allora crederò all'efficacia della "riforma della PA in corso di approvazione".

      perdonerai il mio scetticismo, ma (col tempo) ho imparato che gli annunci sono una cosa, e le misure impopolari sono un'altra.

      riguardo al posto fisso che non c'è più, beh... che dire?

      in questi ultimi 20 anni si sono succeduti vari "pacchetti", tipo quello di Treu, quello di Biagi, fino ad arrivare a quello Poletti: ognuno di questi "pacchetti" (o sarebbe meglio definirli pacchi?) beatifica(va) il lavoro precario superflessibile come soluzione alla disoccupazione.

      i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

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    7. Peccato che manchi sempre un pezzo a ciò che scrivi. Il Jobs Act prevede la flessibilità in uscita per tutti, ovvero due anni di sostegno economico e formazione per il reinserimento. Ed un unico contratto di lavoro a tutele crescenti. Quindi, no, non è uguale agli altri, manco per nulla, ed i risultati che vedi oggi sono dovuti alle mancate riforme del passato in questa direzione.

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    8. veramente, a me non manca nulla.

      io parlo di provvedimenti ESISTENTI, tu parli di Jobs Act che, a quanto mi risulta, è ancora allo stato embrionale di legge delega, ovvero scatola vuota tutta da riempire a tempo "debito".

      magari ne (ri)parliamo tra un annetto, per vedere cosa è stato approvato e come e quando e quanto..?

      non parlare di cose che (al momento) non esistono, please.

      perderesti solo del tempo, almeno con me che non sono mai stato un "bevitore" di buoni propositi.

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  6. E quindi, usi verbi al futuro per parlare dell'esistente?! Avrà, sarà.....mah.

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  7. parlo delle leggi che sono (o sono state) in vigore.

    tu, invece, parli del Jobs Act come di una cosa reale, ma (e lo sai bene) al momento non esiste, semplice.

    vedremo, sapremo, diremo, commenteremo.

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    1. Veramente, mi riferivo ai tuoi precedenti post in cui facevi il processo alle intenzioni, usando verbi al futuro. Quanto al Jobs Act, non è una scatola vuota, è una legge quadro ed è in via di approvazione, per cui se ne può serenamente parlare. Tu lo hai fatto qua sopra, dal primo post, se non esiste, scusa, di cosa hai parlato?!

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    2. infatti, facevo il "processo" alle slides.

      sai com'è... Renzi nelle slides evita (sempre) accuratamente di spiegare cose tipo tasse retroattive, e similari, ergo staremo a vedere cosa produrranno le leggi delega sul Jobs Act.

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