domenica 1 marzo 2015

Il bluff di Salvini

Dovremmo essere grati a Salvini, ed a coloro che hanno condiviso con lui il palco della manifestazione romana, per averne fatto una plastica dimostrazione di ciò che sosteniamo da tempo, ovvero che tali esibizioni tardocarnascialesche, a metà tra la gara di insulti dell'asilo e la sfida per la miglior mascherata fascioleghista, con contorno di scempiaggini sparate in libertà, non possono in alcun modo essere considerate una forma di autentica e autorevole opposizione politica.
Spacciare Salvini per oppositore riconosciuto del governo Renzi, equivale a rendere un pessimo servizio all'informazione ma, prima ancora, alla corretta lettura dello stato di salute della nostra vita politica, che non sta benissimo, a dire il vero, proprio per una evidente quanto preoccupante mancanza di quel sano ed indispensabile bilanciamento democratico rappresentato da una opposizione ben condotta che costituisce il primo e più importante cane da guardia della democrazia.
In realtà, con quella furbizia da Bertoldo che gli è tipica, Salvini ha messo in piedi in tempi rapidi una manovra molto più facile, e dunque destinata ad essere efficace sul breve periodo ma poco incisiva su quello medio-lungo, applicando alla lettera gli insegnamenti che la vecchia politica italiana ha seguito per decenni. Ha piantato per primo una bandierina su quel terreno ingombro di macerie che è oggi, ma non da oggi, il centrodestra italiano, costruendosi di fatto una rendita di posizione che, al momento, per manifesta inesistenza di altri concorrenti, gli frutta la facile nomea di oppositore, senza peraltro aver fatto alcunché o prodotto alcuna tangibile dimostrazione di meritarsela davvero.
Ha occupato uno spazio vuoto, e lo ha fatto a colpi di sparate demagogiche e populiste,  costantemente amplificate dalla sua onnipresenza mediatica, tanto da convincerci che Salvini esiste perchè parla, se tacesse per più di un giorno ci dimenticheremmo della sua esistenza, vista la sostanziale inessenzialità della sua azione politica. Azione che, per esser tale, o quantomeno coerente con quanto predica, lo vedrebbe impegnato al Parlamento europeo, dove si è fatto eleggere promettendo sfracelli, salvo poi non recarvisi mai, raggiungendo vette di assenteismo senza precedenti. E, contemporaneamente, lo impegnerebbe nella seria costruzione di un programma alternativo e convincente a quello di governo, non solo mirato all'opposizione costruttiva ma soprattutto in vista di un vero confronto politico che, presto o tardi, avverrà con le prossime elezioni politiche.
Invece Salvini non fa nulla di tutto questo, si limita a stare piantato nel deserto della destra italiana, a fare calcoli di piccolo cabotaggio, togliendo qua qualche voto al declinante Grillo, recuperando là qualche elettore da compagini estreme e di nicchia, ma consapevole che il grosso del serbatoio elettorale del centrodestra, quel voto moderato che ha sempre premiato Berlusconi, è destinato a sfuggirgli, ora e sempre, non avendo alcuna vocazione per il becerume sguaiato ed urlato di cui il leader leghista tanto invece si compiace.
È una operazione furba, strategica, e di corto respiro. Ma vale una rendita di posizione acquisita ed in questo momento non contendibile da altri, che fa di Salvini un leader per mancanza di alternative, il che è esattamente ciò che gli interessa essere oggi. Consapevole che un domani, in un confronto serrato da campagna elettorale, le scempiaggini spese a piene mani non gli saranno sufficienti, perchè prima o poi dovrà pur fornire qualche dato, qualche pezza d'appoggio a sostegno delle sue strampalate teorie, cosa che oggi rifugge sistematicamente dal fare, e che questo lo inchioderà alla propria vacuità, ma intanto sarà comunque il primo ad aver piantato quella bandierina sulle macerie, e tanto gli basterà non per vincere, chè non ha alcuna chance di farlo, ma certo per mantenere con poca fatica e nessun costrutto il ruolo di primo ed unico oppositore.
Con grave danno per la nostra democrazia, perchè un Salvini leader di opposizione non garantisce nè un sano bilanciamento nè, soprattutto, una azione costruttiva e positiva di controproposta politica tale da produrre una ricaduta benefica sulla nostra asfittica vita politica e parlamentare.
E di questo, ancora una volta, dobbiamo ringraziare la scellerata gestione cesaristica e mai lungimirante che Berlusconi ha fatto del suo immenso patrimonio di voti, alimentando con se stesso la illusoria convinzione della propria eternità in vita e della propria insostituibilità, uccidendo in culla ogni possibile erede del suo primato, costruendo un partito di cortigiani e non di teste pensanti, ed impedendo per vent'anni ogni possibile via di crescita del centrodestra italiano.
Salvini è l'ultimo regalo che Berlusconi ci lascia, un derivato tossico che non ha alcuna stretta utilità politica, un frastuono che copre il silenzio ma certo non lo colma di contenuti. E se fossimo nei panni del suo residuo elettorato, questa sarebbe certo la colpa principale che gli faremmo oggi, smettendo di nascondersi ancora dietro la stanca novellina del povero perseguitato e riconoscendo una volta per tutte il terrificante filotto di errori commesso in vent'anni di dissipazione scellerata di un patrimonio politico enorme.
Intanto, stando così le cose, non abbiamo e continueremo a non avere una opposizione degna di questo nome, ma soprattutto del suo ruolo, in Italia. Il che assicurerà lunga vita a Salvini, ma ancor di più lunga vita a Matteo Renzi.

ChiBo