giovedì 3 ottobre 2013

L'antidemocrazia


E' sufficiente una giornata di ordinaria follia parlamentare per rendersi conto di quanto sia profonda e radicata la crisi di cultura democratica che è il vero cancro che ci divora. E la misura, netta, precisa e senza equivoci, la fornisce un semplice scambio di idee su Facebook - o meglio, quello che la sottoscritta, da liberale lontana da approcci fideistici e usa a ragionare oggettivamente sui fatti, ritiene un normale dialogo fra persone provenienti da formazioni diverse ma in grado di confrontarsi apertamente e serenamente, financo con uso di ironia, che non guasta mai specie se aiuta a stemperare le asprezze e facilita lo scambio tra persone.
Invece. Ci si ritrova spiazzati, in peggio. Perchè non ci sono fatti, non ci sono ragioni, non ci sono idee, ci sono invece dogmi, atti di fede, e caccia alle streghe riaperta - semmai si fosse chiusa - a colpi di accuse sferzanti.
Ora, era lecito pensare che persone dotate dell'utilizzo di ogni mezzo di informazione avessero seguito con grande attenzione le cronache degli ultimi giorni, specie quelle riguardanti il travaglio della propria parte politica, in questo caso il Pdl transeunte nella nuova Forza Italia, e dunque fossero al corrente dei punti salienti:
- netta presa di posizione di Alfano e di altri esponenti di spicco del partito contro la deriva estremista dei cosiddetti falchi, dei quali Berlusconi pareva in balìa, per non dire prigioniero
- denuncia da parte dei suddetti esponenti della totale mancanza di democrazia interna al partito, del tutto privo di una qualunque forma di consultazione almeno fra dirigenti - la base è sempre assente e mai considerata - aggravata dall'esito dell'ultimo incontro con il Capo che ha personalmente tacitato qualunque richiesta di dibattito liquidandolo come una "perdita di tempo"
- conseguente attacco violento e sguaiato della stampa "amica" che definisce traditori i dissenzienti, come se questo fosse normale ed ammissibile in un sistema democratico
Invece. Pare che tutto ciò sia stato ignorato, e che gli eventi di ieri, con il subitaneo dietrofront di Berlusconi teso quantomeno a limitare il danno - già fatto ed irreversibile - abbiano solo esasperato il clima da tutti contro tutti invece di indurre a qualche sana ed oggettiva riflessione.
Quindi, accade di essere aggrediti se solo si osa ricordare che la democrazia vive di confronto, che le opinioni diverse non sono atti di viltà ma legittime posizioni, che i dissenzienti non sono traditori ma esercitano il loro diritto alla critica, e sopratutto che un partito - qualunque partito - non può dirsi autenticamente democratico se non ammette il dialogo ed il confronto al proprio interno.
Ora, vien da ridere pensando che quando ho scritto - e quanto, e quanto a lungo e quanto dettagliatamente - sui problemi interni al Pd, queste persone erano lì a leggerti, a dirti "brava" ed a condividere i tuoi pezzi, mentre quando applichi lo stesso metodo di analisi alla loro parte politica ti tacciano di "moralista maestrina con la penna rossa". Vien da ridere perchè non hai mai avuto una tessera in tasca, hai pagato un caro prezzo per la tua libertà e alle ultime elezioni hai votato radicale.
Ma vien da piangere nel toccare con mano quanta strada dobbiamo ancora fare, e quanto siamo lontani da un concetto condiviso di democrazia, da una cultura dello scambio che sia compresa ed accettata come base imprenscindibile della vita sociale prima ancora che politica di un paese, e non invece come un attacco proditorio e personale da respingere con ogni mezzo.
E dunque non possiamo meravigliarci o scandalizzarci di nulla, se i partiti politici non sono altro che il riflesso - purtroppo fedele - di ciò che siamo noi.

ChiBo

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