giovedì 8 gennaio 2015

Non possiamo non dirci laici

Ha ragione chi oggi scrive che quanto accaduto a Parigi è il nostro 11 Settembre, perchè ci colpisce nel fulcro della nostra civiltà che non risiede nel potere economico o politico, ma nel fondamentale assunto della libertà intesa come somma di tutte le libertà individuali capaci di tenersi insieme nel rispetto delle reciproche diversità. Quel "non la penso come te ma mi batterò fino alla morte perchè tu possa esprimere le tue idee" che è stata e resta la nostra più grande conquista, la nostra migliore prerogativa, la nostra unica concreta possibilità di salvezza dai totalitarismi di ogni genere, compresi quelli religiosi.
Dunque, è evidente che chi voglia minare le nostre vite dalle fondamenta, attenti alla nostra libertà principale, quella di espressione, madre di tutte le altre, e che miri al cuore della satira che esercita la sovversiva arte del riso e dello sberleffo che costituisce l'offesa più profonda per chi vive di paura, semina paura, predica paura, opprime con la paura e teme il ridicolo più di ogni altra cosa.
Nessuno è più libero di chi sa ridere, perchè per farlo occorre spirito critico, innanzi tutto - il più temibile avversario di ogni integralismo - e poi quella leva meravigliosa, leggerissima e ficcante insieme, che è l'ironia, strumento di lettura del reale a disposizione dell'intelligenza indagatrice. Nessuno è più schiavo di chi non sa ridere, e confonde la serietà con la paura, il ghigno persecutorio con la verità, ostentando sempre una faccia buia e ringhiosa come prova della propria inutile forza. Perchè senza libertà, la forza genera solo mostri, uccide ma non fortifica, devasta ma non costruisce, annienta ma non progredisce. Conquista terreno incolto solo per strisciarci sopra, ma non sa farne terra fertile capace di dare frutti.
La nostra storia, quella che rende l'Europa, pur con tutti i limiti, ancora e sempre una terra di libertà e di diritti, di tutele e di garanzie, è una conquista lenta, lunghissima, dolorosa e faticosa sul cammino che porta dal buio dell'oppressione alla luce, sia pure ricca di ombre, della democrazia. Abbiamo vissuto, combattuto e superato gli assolutismi di ogni genere, le monarchie, i regimi, il potere temporale della Chiesa, e lo abbiamo fatto con il più potente strumento a nostra disposizione, ovvero la costruzione, l'elaborazione e l'esercizio di un pensiero critico che è l'unico vero antidoto contro ogni forma di soggezione intellettuale, religiosa o politica che sia. Lo abbiamo fatto nel momento in cui abbiamo stabilito che la diversità di opinioni, fedi, convinzioni, non era il pericolo da combattere ma la nostra più grande risorsa, ciò che infine ci rende liberi tra liberi, capaci di convivere ognuno secondo le proprie idee, trovando un denominatore comune nella reciproca libertà di criticarle, opporvisi, combatterle sul terreno dell'argomentazione logica e dialettica, senza per questo imprigionare, condannare, uccidere, giustiziare nessuno in nome di una qualunque ortodossia assolutista.
Per questo, per difendere tutto questo, per ribadire i principi ed i valori della nostra civile convivenza, oggi più che mai non possiamo non dirci laici, di quella sana, felice, fertile laicità che è l'unica vera garanzia che possiamo offrire a tutti noi. Garanzia di libertà eguale fra diversi, di tutela e di rispetto, di rifiuto della paura e dell'oppressione, della minaccia e della schiavitù prima di tutto intellettuale che è quella che genera tutte le altre.
È la laicità che permette alle Costituzioni di dichiararci tutti uguali stabilendo il nostro diritto individuale a pensarla come ci pare, ed a farlo, a dirlo, a scriverlo, dipingerlo, disegnarlo, filmarlo senza essere perseguitati per questo. È la laicità che non stabilisce elenchi di cose proibite - libri, film, vignette, articoli - ma asserisce invece che tutto è passibile di critica, discussione, dibattito e controargomentazione, nell'ambito di un reciproco rispetto che si fonda sul riconoscimento del diritto di ciascuno ad avere una opinione diversa, che è l'elemento maggiormente destabilizzante per chi invece vuole imporre con l'unico strumento che ha a disposizione, la violenza cieca che genera paura, una ed una sola verità. E non importa che sia in nome di un dio, di una fede politica, di una qualunque teoria, l'ossessione del possesso di una mono-verità si manifesta sempre allo stesso modo, ed ha sempre e solo un principale nemico, la libertà di pensiero che genera invece molteplicità e ricchezza di posizioni diverse.
È la laicità che oggi dobbiamo difendere, non per bandire una nuova crociata religiosa, ma per ritrovare invece la forza di combattere una nuova potente battaglia intellettuale e culturale. Se ci pieghiamo alla logica censoria del "se la sono cercata, non si fanno vignette sull'Islam impunemente" rinunciamo per viltà e codardia intellettuali a difendere il valore fondante della nostra civiltà, quella profonda e necessaria necessità di confronto anche aspro, anche forte, anche provocatorio, che fa di noi persone in grado di misurarsi sul terreno delle nostre convinzioni fino ad arrivare ad una sintesi accettabile ai più.
Per cui difendere oggi la laicità non è una battaglia religiosa o contro una religione, che è la trappola riduttiva in cui non dobbiamo cadere, ma è invece una battaglia fondamentale contro qualunque assolutismo attenti alle nostre sofferte conquiste, tutte riassumibili nella  originaria libertà, vastissimo contenitore di concetti e, prima di tutto, responsabilità. Questo riafferma la laicità come necessaria ed imprescindibile: la nostra indiscutibile, gravosa, meravigliosa responsabilità di essere individui liberi, chiamati a pensare, agire, operare come tali. Con la consapevolezza che non è mai un dio a minacciarci, ma sempre un disegno buio ed opprimente di privazione di libertà.

ChiBo

Nessun commento:

Posta un commento