lunedì 19 gennaio 2015

Cineserie

Grande è la confusione sotto il cielo, diceva Mao, ed avrebbe dovuto aggiungere che anche nella testa dei cinesi le idee, tanto chiare, non sono. Come si è incaricato di ricordarci il Cinese di casa nostra, al secolo Sergio Cofferati, mettendo insieme un campionario di contraddizioni e paradossi di rara complessità persino per le travagliate e non di rado schizofreniche vicende della politica italiana. Oggetto di tanta sofferta analisi, le primarie.
Ora, facendo un passo indietro, bisogna fare un minimo di chiarezza prima di addentrarsi nello strascico dell'ultimo episodio, quello ligure, per ricordare qualche passaggio fondamentale degli ultimi tempi in termini di utilizzo e regole delle primarie che, da strumento formidabile per la crescita e la selezione dal basso di una nuova leva politica, spesso sono diventate invece un campo minato che ha messo a dura prova lo stesso principio democratico che rappresentano.
Il Pd ha il merito di averle introdotte, unica forza politica a farlo nel nostro paese dove regna sovrana la cooptazione sulla base di valutazioni che quasi mai hanno a che vedere con la qualità e molto invece con la subalternità ad un leader, ad una corrente, ad un sistema, ma a questo merito non ha mai voluto dare solide basi, facendo inizialmente ridicole consultazioni con un candidato unico, ovvero la negazione evidente del principio di scelta che muove le primarie, e poi spaventandosi moltissimo delle conseguenze del voto laddove, con fatica e molte lotte interne, si cominciavano ad avere primarie vere, il cui riusato finale andava sempre a danno del candidato ufficiale del partito e premiava puntualmente l'outsider di turno.
Cosa che, all'interno di un soggetto politico solido e strutturato avrebbe naturalmente indotto una sana ed approfondita riflessione su un paio di temi scottanti, ovvero come mai il nostro candidato non è mai quello in sintonia con il territorio, e perchè il nostro elettorato premia invece un outsider, dunque questo avrebbe comportato una analisi del criterio di scelta e valutazione dei propri rappresentanti che, a sua volta, avrebbe determinato un ragionevole e ragionato cambiamento del criterio suddetto. Naturalmente, nel Pd che solido e strutturato non è mai stato, e neanche si è mai avvicinato ad esserlo, si è invece avviato un percorso opposto, ovvero come mettere ogni genere di limitazioni e paletti alle velleità di un elettorato indisciplinato onde evitare il successo di outsider indesiderati e pericolosi, e mantenere così il controllo sui territori amorevolmente affidati, in misura diversa, agli esponenti della quarantina di correnti interne al partito, tutte felicemente aventi diritto al proprio piccolo o grande feudo elettorale. Dunque, al vanto del tutto sterile del "noi siamo gli unici a fare le primarie perchè siamo democratici", non solo non ha fatto seguito una operazione di consolidamento di questo strumento, ma anzi si è affermata una forma di negazione della stessa libertà di scelta che ne costituisce il valore originario.
Emblematiche in questo senso, le primarie per il candidato Premier che videro battersi due anni fa Bersani e Renzi, quando la dirigenza del partito partorì un meccanismo di autentica mappatura genetica dei propri elettori, arrivando a chiedere la giustificazione con prove tangibili per la mancata partecipazione al primo turno, e sopratutto realizzando il più colossale controsenso mai visto nella storia delle democrazie occidentali, ovvero il fermo e lucido respingimento degli elettori dalle urne. Tutto ciò in nome di un principio che, in politica, parrebbe una sesquipedale follia, ovvero un restringimento perimetrale, per non dire ghettizzante, del proprio elettorato, ridotto per totale mancanza di senso di realtà quasi ai soli iscritti al partito, escludendo a priori di poter conquistare il consenso di nuovi sostenitori. La debacle rimediata alle elezioni politiche, nacque allora, e certo non poteva stupire che partendo  da presupposti tanto sbagliati si giungesse ad una fallimentare "non vittoria".
Ora, l'esigenza di una regolamentazione chiara e soprattutto di garanzie di trasparenza nei meccanismi di iscrizione e di voto alle primarie del Pd, è ancora evidente e non la si può in alcun modo nascondere o negare, se davvero si vuole non solo riaffermare il valore di questo strumento ma anche sperare che, garantendo davvero ai cittadini di poter scegliere i loro candidati - meccanismo molto più potente e sensato dell'illusorio voto di preferenza dato alle elezioni con liste già fatte da altri - questi vi si affezionino a tal punto da costringere tutti i partiti a praticarlo.
Ma la posizione di Cofferati è indifendibile, da qualunque punto di vista la si guardi. Nel momento in cui ha scelto di candidarsi, era perfettamente consapevole della penetrabilità del meccanismo, dunque aveva comunque già scelto di accettare il rischio, premesso che, avendo ricoperto ruoli non proprio secondari, politicamente parlando, avrebbe potuto da gran tempo mettere a disposizione del partito tutta la sua sapienza ed esperienza per migliorare le regole delle primarie, invece di fingere di cadere dal pero a sconfitta incassata.
Dunque, ha scelto di correre pensando che, se avesse vinto, avrebbe potuto dire di averlo fatto nonostante tutto, e se avesse perso avrebbe potuto dichiararsi vittima di un meccanismo falsato, ma nel primo caso non avrebbe rinunciato alla propria vittoria per amore di verità, temiamo. Avrebbe invece scelto di farsi testimone di una eroica vittoria contro il sistema che pure l'aveva generata. Un atteggiamento un tantino schizofrenico, a occhio.
E le sue dimissioni polemiche e rancorose, in nome di una purezza di principi da difendere sollevando opportuno e virtuoso scandalo, sono egualmente indifendibili, perchè se davvero si crede in qualcosa ci si batte stando dentro un partito e lavorando per cambiarlo in meglio, non si fugge perchè sconfitti ed offesi, rinnegando persino il valore di quelle scelta di democrazia insita nelle primarie cui si aveva deciso di partecipare. C'è una lezione dura e profonda nella sconfitta, che è quella che dimostra davvero la bontà di ciò che muove gli individui: se perdi, ti rialzi e continui per la tua strada, la tua buona fede è evidente e ne esce persino rafforzata, ma se perdi e scappi, incolpando le regole ed il tuo partito, allora vuol dire che hai corso per motivi che nulla hanno a che vedere con i principi ma molto con il solo tornaconto personale.
Il termine di paragone, in questo caso, è evidente e ce lo ricordiamo tutti perchè molto recente. Renzi perse contro Bersani, e prima ancora contro regole assurde, fece un bellissimo discorso della sconfitta, e poi si mise a disposizione del partito per tutta la campagna elettorale delle politiche. Se fosse scappato, non solo avrebbe perso faccia e credibilità, ma avrebbe tradito tutti coloro che lo avevano sostenuto in quella battaglia e che si riconoscevano nel Pd rappresentato da lui e dal suo programma e non da quello di Bersani. Quelli che sono tornati, e quanti, a votarlo un anno dopo alla primarie proprio come Segretario del partito.
Dunque, le cineserie vecchio stile di Cofferati non hanno più senso di esistere perchè non portano nulla di autentico e di utile al dibattito politico, men che meno depongono a favore della sua credibilità. Resta, certo, l'esigenza di affrontare una volta per tutte la regolamentazione e la trasparenza delle primarie, e questo è un compito di cui Segretario e dirigenza del Pd devono responsabilmente farsi carico, ma chiunque ci sia stato prima di loro negli anni, tacendo, anzi avallando, certi mostruosi pastrocchi del passato più o meno recente, abbia almeno la decenza di tacere.
E se proprio non possiede la nobile arte del saper perdere, si ingegni in quella dell'uscita di scena decorosa, senza rinnegare ciò che fino al giorno prima gli era andato benissimo al punto di farlo proprio tentando di cavalcarlo.

ChiBo

7 commenti:

  1. "... ma chiunque ci sia stato prima di loro negli anni, tacendo, anzi avallando, certi mostruosi pastrocchi del passato più o meno recente, abbia almeno la decenza di tacere." (cit.)


    mi giova ricordarti, amica mia, che (per molti meno voti "contestati") il vituperato Bersani annullò le (farsesche) primarie regionali in Campania, nel 2011.

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    1. Mi giova ricordarti, amico mio, che il Comitato di garanzia ha convalidato il risultato in Liguria, annullando i voti non regolari. Tanto perla cronaca. Il che non sposta il punto da Cofferati, che ha torto su tutti i fronti.

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  2. non ho capito la tua risposta... per caso, hai trovato qualcosa di inesatto nel mio commento? e, nel caso, che cosa..? io ho citato un passo del tuo articolo, in cui affermavi che la "vecchia guardia" ha sempre taciuto, avallato, ammiccato, etc... il che, come dimostrato dal caso Campania 2011, non è vero... non sta a me giudicare Cofferati o stabilire se sarebbe (stato) logico annullare (del tutto) primarie nelle quali l'inquinamento era palese o commentare la (visibile) soddisfazione della signora Paita riguardo la "mobilitazione di massa" per le primarie liguri... solo una cosa è sicura e inconfutabile: per MOLTI meno voti "discutibili" nel 2011 Bersani mandò a monte le primarie campane.

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    1. Per pastrocchi intendevo questo: primarie Betsani-Renzi: si vieta il voto ai sedicenni, caso unico, prima sempre concesso. Si obbligano coloro che non hanno votato al primo turno, a presentare documentazione che provi le ragioni della loro assenza e sottoporle all'esame di un comitato (che poi ha respinto quasi tutti). Il ridicolo allo stato puro.

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  3. bene, vedremo se la segreteria Renzi metterà mano alla regolamentazione di primarie che, così come sono adesso, fanno acqua da tutte le parti.

    credo che, come hai scritto tu, sarebbe (assai) auspicabile.

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  4. Gentile autrice, io c'ero nella notte delle lunghe sforbiciate: mi permetto di segnalarle:

    http://coccaglio.blogspot.it/2012/12/notte-prima-degli-esami-il-verbale.html

    http://coccaglio.blogspot.it/2012/12/il-mio-nome-e-mai-piu.html

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    1. Caro Filippo, grazie della tua testimonianza, il tuo verbale, se non fosse tragico, sarebbe esilarante. Ho seguito da vicino Tutta la vicenda, scrivendo di politica ed essendo per di più fiorentina, e credo che in quelle primarie sia sia toccato il punto più basso della vita del Pd. La sconfitta che seguì alle elezioni fu la meritata punizione per tanta lucida follia.

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