lunedì 9 febbraio 2015

Moto, debiti e sex appeal

Quel gran genio del mio amico, con le mani sporche d'olio, è uscito dall'officina, è salito in moto ed è andato al governo. Chè in tempi di politica liquida, si sa, i quindici minuti di celebrità non si negano a nessuno. E nella compagine ad alto tasso di testosterone messa insieme da Tsipras - le donne, in Grecia, pare siano in pausa di riflessione dopo il casino combinato con la guerra di Troia - ci voleva un macho di pelle vestito a ricoprire il ruolo del vendicatore degli oppressi. Era dai tempi di Achille, che non si vedeva un eroe delle cause perse votarsi impavido a tale disperata impresa.
E quindi, eccolo qua, il nuovo sex symbol della Rete, è bastato che si presentasse a Downing Street con la camicia di fuori, di un blu elettrico atto a sottolineare il gesto ribelle, per di più, e con i bikers borchiati a suggerire che lui, in Inghilterra, c'è andato a cavallo della moto, mica in aereo, per scatenare l'ormone sonnolento del Vecchio Continente, rimasto fermo alla camicia bianca della new generation del Pse e del tutto impreparato alla botta adrenalinica dell'economista palestrato. Yanis Varoufakis è diventato di colpo il miglior prodotto da esportazione, e forse anche l'unico, a dire il vero, che la Grecia abbia mai avuto dai tempi delle navi triremi e degli otri di terracotta.
Il che deve avergli dato leggermente alla testa, spingendolo ad abbandonare ogni cautela ed a lanciarsi in dichiarazioni avventate quanto roboanti, come si conviene al nuovo Pelide che non teme nulla se non il proprio sconfinato orgoglio. Dunque, prima ha confidato che il suo paese è già fallito e che non ha di fatto un tessuto nè industriale nè manifatturiero, e poi ha difeso quello statalismo spinto ed indiscriminato che ha partorito l'enorme debito che strangola il paese come unica ricetta possibile per uscire dalla crisi.
Se l'avesse fatto un altro, sarebbe stato inchiodato al proprio paradosso, ma al nuovo sex symbol si perdona tutto. Persino quando, con raro sprezzo del pericolo, ed ancor più del ridicolo, si avventura sulle orme già percorse da Gheddafi a suo tempo, e spara con spavalda arroganza una richiesta di risarcimento alla Germania per un debito risalente a i tempi della seconda guerra mondiale. Ora, questa era l'arma prediletta del furbo dittatore libico che, a cadenze regolari, di solito quando voleva ottenere qualcosa, rilanciava la sua richiesta all'Italia riguardo ai danni della guerra.
Ma lui era Gheddafi, quella sorta di paraculesco incrocio fra Totò sceicco e Moira Orfei vestito da uno stilista in vena di eccessi psichedelici, dunque ci faceva ridere, come fanno ridere tutti i dittatori quando esibiscono l'irrestibile debolezza della loro vanità mai mitigata da una sana e democratica ironia, che richiede libertà per essere esercitata.
E dunque dovrebbe farci ridere anche Varoufakis, se non fosse che quella sua allure da selvaggio 2.0 con cui si è candidato al ruolo di nuovo Marlon Brando ne ha già fatto un'icona fashion, sexy e tremendamente radical chic nel gran circo della comunicazione da Social, sempre in cerca di immaginette da venerare per mascherare la propria intrinseca debolezza di pensiero.
Certo, la sua somiglianza con Checco Zalone è inquietante, ma infine ci rassicura. È un bravo ragazzo, dai, prima o poi scenderà dalla moto e si comprerà anche lui una station wagon. Tedesca, naturalmente.

ChiBo

3 commenti:

  1. secondo me, somiglia di più (in maniera palesemente inquietante) Renzi a Mr. Bean che non Varoufakis a Zalone.

    ma è solo la mia opinione, gentilissima (nonchè viperesca) Dottoressa Boriosi.

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    1. Io preferisco Mr. Bean, umorismo inglese acuto e mai volgare, altrimenti che Vipera Gentile sarei? :)

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  2. toh, su questo siamo d'accordo.

    mi sa che domani nevicherà (in Toscana, ovviamente!)

    ^_^

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